lunedì 4 marzo 2019

LA BAMBINA FALENA di Luca Bertolotti



Una bambina sulla riva del mare: 13 chilogrammi, braccia magrissime, ernia ombelicale e un vocabolario stentato. 
Dice di essere arrivata dal bosco.
Inizia così la storia di Greta, una bambina che cresce con un grande buco nero nel passato, un campo gravitazionale che, poco a poco, la risucchia nella ricerca di risposte.
E, novella Gretel, si avventurerà in quel bosco oscuro oltre il quale troverà la sua strega cattiva, ella stessa prigioniera della casa di marzapane.

Versione moderna della fiaba dei fratelli Grimm, “La bambina falena” si snoda su due piani narrativi, il passato e il presente destinati a confluire per scorrere insieme verso il futuro: IL PRESENTE, la storia di Greta, è narrata in prima persona da un narratore interno dallo stile fresco e ironico, mentre un narratore esterno, cinico e disincantato, racconta IL PASSATO, le vicende accadute negli anni ‘70 che, come una pallina sul piano inclinato di menti disturbate, hanno portato alla nascita di questa trovatella.

POLLICE SU per...

il sapiente utilizzo delle metafore insite nella fiaba dei fratelli Grimm, con quel temuto attraversamento del bosco a rappresentare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e il soggiorno nella casa della strega quale momento di maturazione e ribellione adolescenziale a regole e limiti imposti da genitori protettivi e con molti segreti da tener chiusi in armadi blindati.
Una crescita, una emancipazione, che ha bisogno di un aiuto esterno, quello dell’anatra bianca, che qui prende le sembianze di Sissi, a cui la sindrome di Ehlers-Danlos, ha donato una pelle iper-estensibile, tanto da poter creare un paio di ali, quelle della bambina falena, che condurrà Greta oltre il prato della casa di marzapane e nell’età adulta.

POLLICE VERSO per...

l’eccessivo tono didascalico di alcuni passaggi, un’infodump su fatti di attualità e leggende metropolitane, che estraniano il lettore dalla storia, facendogli perdere il contatto con la magia della fiaba.



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