martedì 26 febbraio 2019

STIAMO TUTTI BENE di Giulia Gianni



Questa è la storia di un nano… sì, insomma, non un nano nano, ma un bambino, avvistato per la prima volta all’ombra di un albero su un’isola spagnola: un neonato paffuto e sorridente in attesa di essere messo al mondo.
Ma si sa, decidere di fare un figlio non è certo impresa da poco, soprattutto se ci  si sofferma a pensare alla società in cui dovrà vivere, al mondo gretto e meschino che lo accoglierà, alle difficoltà che incontrerà lungo il cammino.
Figurarsi se, per problemi biologici, anche il suo concepimento deve essere organizzato nei minimi particolari!
Già, perché i suoi neogenitori si ritrovano ad affrontare il problema della fecondazione in vitro con tanto di trasferte a Copenhagen e Alicante per potergli finalmente permettere di sbarcare in questo nostro mondo.
E Giulia, protagonista e voce narrante di questo romanzo divertente e ironico, ci  porta nel “magico” mondo della gravidanza, in un marasma di paure e ormoni ballerini, in un poutpurrì di amici, medici, ostetriche, mamme pancine, in quello “stato interessante”, che forse è tale proprio per le paranoie che è in grado di scatenare…

Insomma, in principio era Giulia e la sua vita di coppia appagante e consolidata,  in lei giunse la vita, si fece carne… e iniziò la Grande Avventura!

Una storia autobiografica che Giulia Gianni aveva già condiviso sul suo blog e che poi è diventata questo romanzo in cui dolcezza e poesia sono sapientemente stemperate da un’ironia e un umorismo scoppiettante, capace di far commuovere mentre si ride di gusto al ricordo della propria gravidanza o al pensiero di quello scampato pericolo.
Ma soprattutto questo romanzo ci porta a riflettere su temi importanti, che riguardano la procreazione assistita, le difficoltà che ancora accompagnano, nel nostro paese, la fecondazione eterologa, la necessità di muoversi da soli per trovare una soluzione all’estero, le spese e i mille problemi e preconcetti che si associano a tale scelta, spesso unica possibilità di avere un figlio.
E di pregiudizi Giulia e la sua dolce metà ne devono affrontare tanti, perché sono due donne, due mamme per quel nano tanto desiderato e amato dal momento in cui l’idea di lui ha fatto capolino nella loro vita…

MAGGIOR PREGIO: i personaggi, reali e immaginari, scivolano dalle righe del libro e ti si piazzano accanto, proprio lì sul divano e, all’improvviso, ti accorgi che sono persone che fanno parte della tua cerchia di amici e conoscenti e ti ritrovi la loro voce nelle orecchie ogni volta che, nel libro, aprono bocca!

PEGGIOR DIFETTO: dovrei forse dire che lo stile è un po’ troppo da blog e non tanto da romanzo? Beh, non lo dico, perché non credo che l’intento dell’autrice fosse di emulare il Sommo Poeta, quanto di condividere un’esperienza e dare una spallata ai pregiudizi…(chissà se vedremo mai una Sentinella in piedi con questo libro tra le mani!)


GIULIA GIANNI: (dal blog stiamotuttibene.com) Mi chiamo Giulia. Ho due gatti, una Fiesta del 2000 e una bellissima famiglia che lo Stato si ostina a non voler riconoscere. 

lunedì 18 febbraio 2019

NOI, BAMBINE AD AUSCHWITZ di Andra e Tatiana Bucci




Come è possibile, a soli 4 e 6 anni di età, sopravvivere al freddo e alla fame di Auschwitz, scampare alle “cure” di Mengele (anche se ci si somiglia così tanto da poter essere scambiate per gemelle), essere separate dalla propria mamma, veder andare incontro alla morte i propri familiari e ritrovarsi a giocare in mezzo a “piramidi di cadaveri”? Ce lo raccontano Andra e Tatiana Bucci dando voce a quelle bambine dall’infanzia rubata che ancora vivono dentro di loro e che, dopo la tragedia dei campi di concentramento nazisti, hanno dovuto sperimentare la solitudine nell’orfanotrofio e che solo con il lavoro e la dedizione di Anna Freud e dei suoi collaboratori a Lingfield House, in Gran Bretagna, sono riuscite a riconquistare la possibilità di una vita normale. Un libro su uno dei periodi più oscuri della nostra storia che ci offre un’ottica diversa, quella dei bambini che sulla loro pelle hanno vissuto la crudeltà disumana di chi, dall’alto della propria presunta supremazia, ha usato il resto dell’umanità alla stregua di balocchi senza valore. Un pugno nello stomaco e un valido spunto di riflessione.




venerdì 15 febbraio 2019

LA NIPOTE DEL SIGNOR LINH di Philippe Claudel




"È un vecchio in piedi a poppa di una nave. Stringe tra le braccia una valigia leggera e un neonato, ancor più leggero della valigia. Il vecchio si chiama signor Lihn. È il solo a sapere il suo nome perché tutti coloro che lo sapevano gli sono morti intorno."

Ha perso tutto, il signor Linh.
Il suo villaggio non esiste più.
La sua famiglia non esiste più: la bomba esplosa nella risaia ha ucciso suo figlio e sua nuora. Solo Sang diu, la nipotina appena nata, è rimasta a legarlo al passato e a spingerlo a cercare un futuro da profugo, lontano dal suo amato Vietnam.
Un futuro che parla una lingua incomprensibile e percorre i marciapiedi di una cittadina costiera della Francia.
Vorrebbe lasciarsi andare, il signor Linh, ma i grandi occhi neri di quella bambina, che non piange mai, gli danno la forza di andare avanti, di lottare, di credere di avere ancora un domani.
Un domani che ha il sapore della casualità, le dita ingiallite dalle sigarette e gli occhi tristi del signor Bark. Un incontro che va al di là delle parole e delle convenzioni, da cui nasce e cresce un’amicizia che porta con sé un refolo di speranza.

Il mondo occidentale, con i suoi ritmi affrettati, le sue corse e la sua indifferenza, è lo sfondo su cui si stagliano le pennellate delicate della vita perduta di quest'anziano vietnamita, fatta di risaie, strade sterrate e facce amiche. Un triste sguardo sul nostro mondo, che ha perso la capacità di godere delle piccole cose, ma anche un’accusa alle strutture assistenziali, preoccupate solo di trovare una sistemazione materiale ai loro assistiti, senza curarsi del loro benessere psicologico e sociale.

Ma, soprattutto, questo è un romanzo  sensoriale: suoni, odori e colori danno emozioni più forti e profonde di quanto possa fare la parola, senza ambiguità o freddi intellettualismi.
Una narrazione  sussurrata e poetica che conquista ed emoziona dalla prima all’ultima pagina








PHILIPPE CLAUDEL è uno scrittore, accademico, saggista, regista e sceneggiatore francese



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